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al testo di Ferdinando Giordano
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La notte abbassa una palpebra e come orba la luna traccia con pipì lucente la messa in onda. Ti segue un rivolo di lucciole riflessive, frusta la pianta d’acqua a fronda riunioni ai consanguinei che mancano dove sale lì, ma un po’ più bretella che cinta all’orizzonte. Chissà chi o che affranca Gil dalle perplessità e dal pallore, dimodoché la nuova occupazione fa lui solitario a rivo o per che in vento una velata promessa. Come dire: viaggerai da corpo a corpo in quanto tutti in un’altra creta si trattengono per sempre. Isola o non isola il passato che torna? Mangia a scrocco lo schiocco animale quando ficca il nasello in questa rete di spero.
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